lunedì 29 aprile 2013

Il Faggio di San Giovanni Gualberto


Faggio di san Giovanni Gualberto  Vallombrosa, Firenze

Sembra che i santi abbiano una predisposizione particolare ad essere colti dai temporali nel mentre che vagano per boschi! Così come avverrà per San Francesco a Rivodutri (vedi post), anche San Giovanni Gualberto, i primi di marzo dell'anno 1036, venne sorpreso da una tempesta nel cuore dell'Appennino, in un luogo che allora si chiamava Acquabella. Il Santo era all'epoca un monaco benedettino in fuga da Firenze, sua città natale, a causa degli accesi contrasti con il vescovo, da lui accusato di simonia. La notte si avvicinava, e Giovanni decise di trascorrerla sotto un vecchio Faggio. Quando si svegliò la mattina dopo, rimase stupito nel constatare che lui ed i suoi vestiti erano perfettamente asciutti. Quel gentile Faggio non solo aveva allargato i rami, ma per meglio riparare il Santo li aveva rivestiti anzitempo di foglie. Giovanni interpretò questo miracolo come un segno divino affinchè si fermasse in quei posti. E lì rimase, fondando dopo poco  la Congregazione dei Vallombrosani, una comunità di monaci benedettini con una propria Regola, e costruendo il primo nucleo di quella che diverrà l'imponente Abbazia di Vallombrosa.

Abbazia di Vallombrosa 
 
La base del faggio Santo. Alle spalle la Cappella di San Giovanni Gualberto
Il Faggio Santo, altro nome con cui è conosciuto e segnalato l'albero, sorge a poche centinaia di metri dall'Abbazia di Vallombrosa, poco sopra la rotabile che va verso Secchieta; il comune è quello di Reggello, la provincia Firenze. La base del Faggio è circondata da un terrapieno sorretto da un muro in pietra; a poca distanza c'è una piccola Cappella dedicata a San Giovanni, il cui nucleo originario risale al XVI secolo
Non si tratta di un albero particolarmente imponente: è alto 20 metri ed ha una circonferenza di 3,3 metri, con una età stimabile intorno ai 150 anni. Questo non è ovviamente il Faggio originario, quello che accolse il Santo, ma è probabilmente un suo nipote o bis-nipote, rinato dalla sua stessa ceppaia. Del progenitore mantiene la caratteristica di mettere le foglie in anticipo rispetto ai suoi simili della foresta; in autunno è anche uno degli ultimi faggi a perderle.


I monaci vallombrosani, a partire dallo stesso Giovanni Gualberto, si sono dimostrati appassionati ed abili gestori della grande foresta che faceva parte delle proprietà dell'Abbazia, esperti in particolare nella coltivazione dell'abete bianco. Nel 1869 nasce, nei locali dell'Abbazia, la prima Scuola forestale italiana, che sarà poi trasferita a Firenze, e dal 1880 si comincia, come corredo didattico della Scuola, la realizzazione degli Arboreti Sperimentali, vera delizia per gli appassionati di alberi.
Nel 1951, San Giovanni Gualberto è stato proclamato Patrono dei Forestali italiani.

La lapide sul muretto a valle del Faggio Santo

2 commenti:

  1. Bellino questo post! Interessante. Grazie di questo prezioso lavoro che fai. Un caro saluto....eli

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  2. La foto dell'albero che sta iniziando a "fogliieggiare" è davvero significativa: puó essere una ragnatela di pietra, o un gigante che osserva.
    Le storie che racconti fanno compagnia.Dani

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