lunedì 21 febbraio 2011

Storie di Alberi: il Tasso, Albero della Morte e della Rinascita


Il Tasso (Taxus baccata) è albero ammantato di fascino e mistero, anticamente sacro presso molti popoli, denso di significati simbolici  e circondato da una copiosa massa di leggende, quale nessuna altra specie della flora europea, fatta eccezione per la quercia.

Taxus baccata. Da un erbario del 1775

Il Tasso ebbe la sua massima diffusione nell'era Terziaria, in corrispondenza di condizioni climatiche assai diverse da quelle odierne; dopo l'ultima glaciazione, avvenuta circa 10.000 anni fa, ha conosciuto un progressivo ed inesorabile declino, al punto da divenire estremamente raro allo stato spontaneo, e da mantenere una certa diffusione solo grazie all'uomo, che lo apprezza molto come specie ornamentale.
Dotato di un legno eccezionalmente resistente e flessibile, oltre che durevole (può mantenersi inalterato per migliaia di anni), venne fino dai tempi remoti prescelto per la fabbricazione di archi, frecce e lance. Di legno di Tasso è il grande arco di Ötzi, l'uomo del Similaun (3.330 a.C. circa); di tasso era la freccia che uccise Re Riccardo Cuor di Leone. Lo stesso nome specifico deriva dal greco antico Tóξov (Toxon), che significa appunto "arco". Tra il 13° ed il 16° secolo la richiesta di legname per fabbricare armi fu talmente elevata da decimare dapprima i boschi inglesi, e poi quelli spagnoli e dei territori anseatici, da cui gli inglesi lo importarono una volta esaurito il proprio. La popolazione europea del Tasso non si è mai più ripresa da quei secoli di guerra.
Già nel IV secolo a.C., Teofrasto ci parla del carattere estremamente velenoso della pianta le cui foglie, notava, sono letali per gli equini, anche se risultavano innocue per i ruminanti. Nell'età moderna le proprietà tossiche sono state attribuite ad un alcaloide chiamato Tassina (in realtà sono state riconosciute sei differenti molecole tossiche), presente in tutti gli organi della pianta, ad eccezione della parte carnosa del frutto, ed in grado di uccidere, in dosi elevate, anche l'uomo. Il veleno del Tasso era utilizzato per rendere più micidiali le punte di freccia e di lancia, anche se veniva pure usato, in una sorte di anticipazione dei principi omeopatici, per curare i morsi di ragni e serpenti. Shakespeare racconta come il padre di Amleto fu ucciso proprio versandogli nell'orecchio una sostanza estratta dal Tasso.
 
Il Tasso millenario di Saint Nicholas. New Forest NP, Dorset, UK

Che una pianta impiegata per produrre armi mortali, e le cui foglie e corteccia sono in grado di uccidere uomini ed animali, venisse associata alla morte, appare come un fatto conseguente e naturale. L' altro nome volgare che ha nella lingua italiana, ovvero Albero della Morte, ce lo ricorda immediatamente. Il Tasso diviene quindi il solitario guardiano dei cimiteri celtici, ma addirittura  già di quelli dei popoli a loro precedenti, una tradizione che si è poi mantenuta anche nei luoghi di sepoltura cristiani della Gran Bretagna e della Francia.
Su di un piano parallelo, l'eccezionale longevità ricosciutagli (Secondo un'antica tradizione cimbrica poteva vivere fino a 20.000 anni! Aldilà della leggenda, si tratta comunque della specie europea più longeva, anche se l'età dei suoi esemplari maggiori può essere solo stimata, vista la caratteristica di svuotare la parte centrale del fusto. Gli individui più vecchi si ritrovano in Gran Bretagna; al Tasso di Fortingall, in Scozia, sulla cui età gli studiosi hanno opinioni assai discordi, vengono attribuiti dai 2.000 ai 5.000 anni.), e l'incredibile durata del suo legno (di Tasso è il più antico manufatto umano di legno, costituito da una lancia pressochè intatta, rivenuta a Clacton in UK, e datata 150.000 anni fa), ne hanno fatto ben presto anche un simbolo di immortalità e di saggezza omnicomprensiva.

Il Tasso di Fortingall, in una stampa del XIX secolo
Presso le popolazioni pre-romaniche, il Tasso addiviene in definitiva a simboleggiare la morte, ma intesa come momento di passaggio verso una nuova vita, ed ancora il continuo rinnovamento della vita attraverso la trasformazione, l'eterno ciclo di morte e rinascita, la porta attraverso la quale si apre la via per l'eterna vita dell'anima, ed infine la promessa di vita contenuta nella morte.
Per i primi popoli germanici, il Tasso era l'Albero della Rinascita, ed era associato al giorno del 21 dicembre, giorno in cui il Sole rinasceva dal ventre del mondo sotterraneo, e ricominciava il ciclo annuale di vita e morte. Nel calendario dei Celti, presso cui fu albero sommamente sacro (era uno dei cinque alberi magici, di Tasso era il bastone dei Druidi e le lettere runiche dell'alfabeto iniziatico Ogham), era associato alla festa di Samhain, situata nel mese di novembre, durante la quale si aprivano le porte tra il mondo dei vivi e quello dei morti. Si credeva che il Tasso fosse il guardiano delle porte che mettevano in comunicazione i due mondi, che purificasse i morti e proteggesse l'anima nel suo viaggio verso l'aldilà, prevenendo l'interferenza degli spiriti malvagi. Proprio per proteggere il morto durante il suo viaggio, si mettevano nel sudario dei ramoscelli di Tasso, e per la stessa ragione si piantava nei cimiteri, laddove si credeva che la pianta inviasse una radice  ad ogni corpo ivi sepolto.
Anche i Greci lo considerarono una sorta di porta di accesso verso gli Inferi, e lo avevano dedicato ad Ecate, dea degli Inferi; i sacerdoti di Eleusi lo utilizzavano durante i loro riti riti misterici, come simbolo inscindibile di morte ed immortalità.

Foglie di Taxus baccata
Nel 1964 viene scoperto nella corteccia del cugino nordamericano Taxus brevifolia (ma in seguito anche nello stesso Taxus baccata) un alcaloide diterpenico battezzato Taxolo (oggi paclitaxel), molto efficace nella cura del cancro delle ovaie. Il cerchio si è finalmente chiuso: anche la scienza è arrivata a considerare il Tasso come l'albero in cui morte e vita si uniscono. 

giovedì 3 febbraio 2011

Perle di Saggezza

"Se vuoi stare bene un giorno piglia moglie,
se vuoi stare bene un anno ammazza il maiale,
ma se vuoi stare bene tutta la vita, fatti frate"
Nonna Eugenia